Un’intervista con Ester Montefalcone
Come hai capito per la prima volta di essere “chiamata” alla tua specifica area di ministero?
Vengo da una famiglia di non-credenti e mi sono convertita quando avevo 15 anni. Ho sempre avuto questa consapevolezza che credere in Gesù a quell’età è veramente qualcosa che cambia la vita. Aver conosciuto Gesù durante l’adolescenza ha fatto tutta la differenza nelle mie scelte e nel mio percorso di vita. Questo è sicuramente un motivo; poi, negli anni successivi in chiesa, ho sempre dato un po’ una mano con gli adolescenti, collaborando ai campi, organizzando diversi programmi per loro. Cercare di costruire ponti con una generazione più giovane è qualcosa che mi ha dato sempre più soddisfazione. Nel tempo ho ricevuto anche tanta affermazione dagli altri; specialmente chi mi affidava responsabilità con i giovani, riconosceva che questo è ciò a cui Dio mi ha chiamata.

Qual è il tuo strumento o risorsa preferita da usare per condividere il Vangelo nel tuo contesto ministeriale?
Credo molto nell’efficacia dei campi estivi. Penso che siano un’occasione di creare la giusta atmosfera per, non solo parlare di Dio, ma anche di rispondere a tante domande che i ragazzi hanno. È anche un modo per vivere insieme, stare insieme, giocare, conoscerci, un’opportunità per vedere e mostrare Dio. Credo però che anche la costanza nella vita dei ragazzi sia fondamentale, le relazioni uno ad uno, non solo per fare uno studio insieme per un breve periodo ma cercare di essere un punto di riferimento per loro. Se costruisci questo tipo di rapporto secondo me qualsiasi libro o qualsiasi risorsa va bene. Adesso come YFC abbiamo un libro per gli adolescenti che si chiama “Lavori in Corso”. Credo che sia una buona risorsa per chi ha iniziato a seguire Gesù ma ha bisogno di mettere in ordine diverse aree della propria vita. Io comincerei sempre da un rapporto di fiducia, ma il libro aiuta i ragazzi a vedere la loro vita come una casa, partendo dalle fondamenta, poi parla di ogni parte della casa- cucina, bagno, i pavimenti ecc. Ogni parte della casa e’ una parte della propria vitae sfida i ragazzi a prendersene cura e crescere in ogni area. È carino e semplice e pieno di verità profonde.
In che modo il Vangelo è una buona notizia per te? In che modo Gesù è la risposta alle tue domande?
Quando ho iniziato a seguire Gesù, avendo 15 anni, la mia domanda era una domanda di scopo e di significato. “Perché esisto?” Anche se forse non era un pensiero così articolata, era qualcosa a cui pensavo tanto. Mi piaceva anche la filosofia, quindi un’altra domanda che mi potevo spesso era “dove andremo?”. Per me, Gesù ha dato la risposta a queste domande. Quello che faccio, che vivo, non è sprecato, non è a caso e lascia un segno. Anche quando non comprendo la vita, questo è il punto fermo, che mette in ordine tutto il resto.
In che modo hai sperimentato l’essere “ben connessi” ad altri credenti in Italia nel tuo lavoro con YFC?
Sono molto grata perché mi sono sempre sentita ben accolta ed abbiamo ben sperimentato collaborazioni con altri ministeri. Sin dall’inizio abbiamo collaborato con OM per fare conferenze per adolescenti, e poi ovviamente la collaborazione con le chiese locali. Inizialmente pensavamo di fare eventi o creare le cose non direttamente collegate alla chiesa, con il tempo però abbiamo apprezzato la collaborazione con le chiese locali per permettere di creare un ponte di relazioni per i ragazzi. Alcuni dei nostri staff collaborano anche con il centro evangelico Isola di Gran Sasso, usando un po’ del loro tempo estivo per lavorare li. Questo ci permette di essere più collegati con tante realtà, imparando dagli altri e aiutando altri.
Qual è un sogno che hai per il ministero per i giovani in Italia?
Mi piacerebbe molto essere presente come YFC in ambienti dove non lo siamo ancora in maniera regolare e sistematica, offrendo qualcosa che risponde ai bisogni dei ragazzi e apre l’opportunità per parlare di Dio. Ad esempio sarebbe bello fare qualcosa nelle scuole, essere una voce in mezzo a tante voci. Abbiamo fatto qualcosa nel passato, ma non siamo ancora mai riusciti ad essere una presenza regolare. Un’altro sogno sarebbe quello di vedere molte più chiese che hanno a cuore i ragazzi, non solo della chiesa (ovviamente bisogna prendersi cura di loro) ma che anche hanno uno sguardo evangelistico, che possano iniziare a pensare in modo concreto a cosa possono fare per i ragazzi dei loro quartieri.
Qual è la domanda che le persone intorno a te si stanno chiedendo a cui possiamo presentare Gesù come risposta?
Se vuoi contribuire alla conversazione mandaci un’email scrivendoci i tuoi pensieri, non vediamo l’ora di leggerli.
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