L’accoglienza dello straniero

Un insegnante che se ne prende cura

La vita per uno straniero in Italia è complicata. Non solo la burocrazia è tediosa e la lingua una sfida, ma c’è anche sempre la sensazione di essere diverso, di non appartenere a questa cultura.

Cerchiamo di dare un cordiale benvenuto alle migliaia di profughi che arrivano a Roma. Ogni giovedi e sabato pomeriggio Brian e Jenni Evans, insieme ad altri collaboratori credenti, accolgono tra i 20-60 uomini del Medio Oriente al “Soggiorno”, per un tempo di lezioni, giochi e conversazioni. Questo tempo permette loro di costruire relazioni con uomini che, per varie ragioni, hanno lasciato i loro paesi d’origine e cercano di rifarsi una nuova vita in Europa.

C’è un ulteriore livello di sfida per Jenni in quanto donna che lavora con i rifugiati musulmani. Le dinamiche tra uomini e donne nelle culture musulmane sono notevolmente diverse da quelle nella società occidentale. Gli uomini in genere hanno poca interazione con le donne al di fuori delle loro famiglie.

“Quale può essere il mio ruolo?” Jenni si è domandata quando ha iniziato a lavorare presso il “Soggiorno”. “Come posso avere un impatto nella loro vita in modo significativo, ma anche essere rispettosa del loro background culturale?”Allo stesso tempo, Jenni ha visto la necessità per questi uomini musulmani di imparare a relazionarsi con le donne in modo diverso, in modo da integrarsi meglio nella società occidentale. Recentemente, sono stati gli stessi rifugiati a definire il suo ruolo: hanno iniziato a chiamarla”Maestra”.

Uno degli uomini che frequenta regolarmente il “Soggiorno” ha spiegato un giorno a Jenni che nella cultura musulmana un’insegnante occupa un posto di rispetto e di onore Un insegnante dovrebbe essere come una madre, qualcuno che ti istruisce e si prende cura di te e vuole il tuo bene. Ha continuato a raccontare che nel suo paese d’origine, l’ Afghanistan, molti insegnanti non sono gentili con gli studenti, e possono essere addirittura fisicamente violenti.

A dispetto di queste brutte esperienze, ha imparato a rispettare i suoi insegnanti. Ha detto a Jenni che era contento di chiamarla la sua “Maestra”. Quando anche molti degli altri uomini hanno iniziato a chiamarla “Maestra”, Jenni ha visto come le sue interazioni avevano creato in loro un profondo rispetto e affetto per lei. Ed hanno riconosciuto che lei si preoccupava per loro.

Definire il loro ruolo come studenti e quello di Jenni come insegnante allenta la tensione per questi rifugiati che stanno imparando come relazionarsi con una donna che non è della loro famiglia. Si tratta di un altro modo con cui Brian e Jenni Evans li possono servire nel nome di Gesù.

Jenni descrive questo suo impegno di lavorare con i rifugiati a Roma come un processo che la rende più umile. Ha visto molti dei suoi preconcetti verso gli uomini provenienti da culture musulmane cambiare. E’ stata costretta ad aprire ancora di più il proprio cuore, mentre cerca di coinvolgere questi uomini in conversazioni spirituali significative.

Mentre continua a lavorare con i rifugiati a Roma, Jenni spera di capire meglio da dove vengono socialmente e spiritualmente. Il suo desiderio è quello di vedere più donne unirsi a lei in questo tipo di volontariato perchè crede che le donne hanno un ruolo importante da svolgere nell’ accogliere i rifugiati.

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