Come (non) affrontare i conflitti: aggressivo
di MICHEA GIUNI
“Non è stata particolarmente buona la cena stasera al ristorante” disse Roberto alla fine di una serata insieme alla moglie Manuela. E lei, prendendo queste parole come un attacco personale, rispose alzando la voce “Allora la prossima volta lo scegli tu il ristorante e poi vediamo!” A questo punto Roberto si trovò davanti alla scelta se continuare la discussione nella direzione che stava prendendo mettendo sul tavolo le sue ragioni o provare invece a disinnescare la dinamica conflittuale cercando di comprendere se ci fosse un disagio più profondo che aveva generato questa risposta aggressiva.
Quando si parla di aggressività nei conflitti si pensa solitamente ai classici piatti che volano, sia che essi siano intesi metaforicamente che fisicamente, al tono della voce che si alza, a porte che sbattono, a parole che attaccano fino poi ad una aggressività che si manifesta in abuso fisico (violenza che mai può essere ammessa in una relazione che vuole crescere in modo sano!). Tutto questo è vero ma ci sono anche altri meccanismi più velati. E questi meccanismi però condividono la stessa base di uno stile conflittuale aggressivo.
Chi tende ad un atteggiamento conflittuale di tipo aggressivo è convinto consciamente o meno che il conflitto sia una questione di forza, potere e controllo. A prima vista queste parole possono apparire troppo forti, ma trovano poi ragione nelle azioni che scaturiscono da esse. Si tende infatti ad iniziare il confronto attaccando l’altro e discutendo animosamente con l’obiettivo di convincere l’altro della sua posizione sbagliata. La propria posizione viene invece considerata quella giusta, o quantomeno ragionevole, da imporre con la forza all’altro anche a costo della salute della relazione. Questo potrà manifestarsi attraverso un attacco verbale attraverso l’uso di parole forti dirette alla persona più che alla situazione; all’uso del tono di voce o della postura per intimorire; all’uso della minaccia di altre azioni o anche attraverso espressioni emotive molto forti.
Preservare la relazione passa quindi in secondo piano a confronto dell’interesse all’assertività e alla fermezza nell’esprimere i propri sentimenti ed opinioni. Il desiderio di comprendere il punto di vista dell’altro e di trovare un compromesso nella discussione diventano secondari. Con l’impressione eventualmente di aver vinto la discussione ai punti come se fosse stata un incontro di boxe, il risultato è che entrambi avranno perso e risulteranno feriti per quanto riguarda l’ascolto e l’intimità nella relazione.
Un passo in più per la mia relazione:
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